giovedì 16 maggio 2013

Il telescopio spaziale Fermi ha intercettato un lampo gamma super potente e molto vicino

Questo potentissimo lampo gamma è stato osservato ad una distanza di «appena» 3 miliardi e mezzo di anni luce, ed è per questo che i telescopi da Terra hanno potuto intercettarlo. A far scattare l'allerta è stato il telescopio spaziale Fermi della Nasa, al quale l'Italia partecipa con Inaf, Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn) e Agenzia Spaziale Italiana (Asi).
Questa illustrazione artistica mostra dei Raggi Cosmici che attraversano l'atmosfera terrestre. Di NSF/J. Yang, tratta da Space.com "Mysterious Cosmic Rays Leave Scientists in the Dark".
L'immagine, acquisita il 23 gennaio 1999, mostra la coda di emissione ottica del gamma-ray burst GRB-990123. Il lampo è visibile come un punto chiaro indicato nel riquadro a sinistra. È identificabile, inoltre, la galassia ospite dell'evento (l'oggetto a forma di filamento sopra il GRB), che sembra essere stata distorta dalla collisione con un'altra galassia. Riferimento e Immagine ad Alta Risoluzione Hubble Space Telescope
Uno studio conferma l'origine dei Raggi Gamma. Articolo di Lynn Chandler, del NASA's Goddard Space Flight Center. "Breakthrough Study Confirms Cause of Short Gamma-Ray Bursts" University of Maryland
Il telescopio spaziale Fermi ha intercettato un lampo gamma super potente e molto vicino, facendo scattare l’allerta tra gli astrofisici di tutto il mondo.
Questa potentissima esplosione cosmica è stata osservata, infatti, da Fermi a circa 3 miliardi e mezzo di anni, una distanza inusualmente “vicina” per fenomeni di questo tipo, generalmente osservati a distanze fino a 13 miliardi di anni luce. Ad intercettare l’inaspettato lampo gamma è stato lo strumento LAT ( Large Area Telescope), cuore del rivelatore di fotoni di altissima energia di Fermi, costruito in Italia dagli scienziati dell’INFN.Il satellite Fermi, lanciato in orbita l’11 giugno 2008, è una missione della NASA realizzata anche grazie all’importante contributo italiano: team scientifici italiani hanno, infatti, costruito parti fondamentali dei rivelatori a bordo del satellite e l’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) ha coordinato e co-finanziato il contributo nazionale all’esperimento e contribuisce a distribuirne i dati tramite l'ASDC. Riferimento: Istituto Nazionale di Fisica Nucleare. Per ulteriori dettagli é possibili consulatre l'articolo "Il GRB, il buco nero e la stella di neutroni" pubblicato su MEDIA INAF

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