martedì 1 dicembre 2015

Morti premature a causa dell'inquinamento atmosferico, l'Italia nella UE risulta tra i primi

I valori di PM10 raggiunti nei 28 Stati della UE.
 I puntini rossi indicano le stazioni in cui sono stati rilevati valori superiori al limite giornaliero. Sono state incluse nella mappa solo le stazioni con> 75% dei dati validi.
Rudolf Husar, un fisico dell'atmosfera specializzato negli studi sull'inquinamento atmosferico e ambientale che lavora presso la Washington University, afferma sul sito del NASA Earth Observatory che la fitta nebbia osservata nella Pianura Padana durante la stagione fredda è formata anche dal particolato. La foschia bluastra è probabilmente costituita da residui solidi o liquidi che vengono rilasciati quando le gocce di nebbia evaporano. 
L'inquinamento atmosferico rappresenta il rischio più grande di morti premature in Europa, oltre ad accorciare la durata della vita delle persone contribuisce alla diffusione di gravi patologie come le malattie cardiache, respiratorie e tumorali.
Nel sito del ARPAV Veneto, viene descritto il PM (Particulate Matter) come un termine generico con il quale si definisce un mix di particelle solide e liquide (particolato) che si trovano in sospensione nell’aria. Il PM può avere origine sia da fenomeni naturali (processi di erosione del suolo, incendi boschivi, dispersione di pollini, ecc.) sia da attività antropiche, in particolar modo dai processi di combustione e dal traffico veicolare (particolato primario). Esiste, inoltre, un particolato di origine secondaria che si genera in atmosfera per reazione di altri inquinanti come gli ossidi di azoto (NOx), il biossido di zolfo (SO2), l’ammoniaca (NH3) ed i Composti Organici Volatili (COV), per formare solfati, nitrati e sali di ammonio. Una nuova relazione pubblicata oggi dall'Agenzia Europea dell'Ambiente (AEA) stima che l'inquinamento atmosferico continua ad essere il responsabile di oltre 430.000 morti premature in Europa. La relazione dell'AEA 'Air quality in Europe — 2015 report', analizza l'esposizione della popolazione europea agli inquinanti atmosferici fornendo una panoramica della qualità dell'aria sulla base dei dati provenienti dalle stazioni di monitoraggio ufficiali ubicate in tutta Europa. Essa mostra che la maggior parte degli abitanti delle città continuano ad essere esposti agli inquinanti atmosferici a livelli ritenuti non sicuri dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Gli inquinanti più problematici che riguardano la salute umana sono il particolato (PM), l'ozono a livello del suolo (O3) e il biossido di azoto (NO2). Le stime dell'impatto sulla salute associate all'esposizione a lungo termine alle PM2.5, dimostrano che questo inquinante è stato responsabile di 432.000 morti premature in Europa nel 2012 e 84.000 in Italia, un livello simile a quello stimato negli anni precedenti. L'esposizione  all'NO2 e O3 ha rispettivamente determinato circa 75.000 e 17.000 morti premature. Il rapporto fornisce anche le stime dei decessi prematuri riscontrati a livello nazionale. Il direttore esecutivo dell'AEA Hans Bruyninckx ha affermato che: 'Nonostante i continui miglioramenti negli ultimi decenni, l'inquinamento atmosferico ha influenzato la salute generale degli europei, riducendo sia la loro qualità di vita che la relativa durata. Ha anche degli effetti economici considerevoli, visto che ha aumentato le spese mediche  riducendo conseguentemente la produttività attraverso i giorni di lavoro persi'. Oltre alla salute dell'uomo, gli inquinanti atmosferici hanno anche un significativo impatto negativo sulla vita delle piante e degli ecosistemi. Questi problemi, tra cui l'eutrofizzazione causata dall'ammoniaca (NH3) e dagli ossidi di azoto (NOx), nonché i danni causati dall'O3 alle piante, sono ancora diffusi in Europa. Inoltre, il particolato può causare o aggravare le malattie cardiovascolari, polmonari e infine causare il cancro. Nel 2013, l'87% della popolazione urbana in Europa è stata esposta a concentrazioni di PM2.5 superiori ai limiti imposti dalla legge.

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