martedì 19 dicembre 2017

Un nuovo satellite dell'ESA per monitorare la qualità dell'aria con una maggiore precisione

Un nuovo satellite dell'ESA utilizzato per l'osservazione della Terra denominato Sentinel-5P è dotato di uno strumento avanzato di monitoraggio dell'atmosfera che può eseguire la scansione della Terra con una risoluzione maggiore rispetto a qualsiasi altro strumento in orbita. Il nuovo spettrometro collocato a bordo della navicella rivela gli inquinanti presenti nell'atmosfera del nostro pianeta con una definizione senza precedenti. Sentinel 5P è in grado di tracciare gas quali biossido di azoto, ozono, formaldeide, anidride solforosa, metano e anidride carbonica, importanti per la qualità dell'aria e del clima. L'immagine mostrata sopra evidenzia l'inquinamento da Biossido di azoto presente in Europa il 22 novembre 2017. Le concentrazioni più elevate sono sopra la Pianura Padana e nella Germania occidentale, probabilmente associate alla combustione di combustibili fossili proveninenti dall'industria e dal traffico stradale. Riferimento: Advanced Satellite Tracks Air Pollution in Extraordinary Detail.
Questa mappa globale mostra la concentrazione del biossido di azoto nella troposfera rilevata dallo strumento di monitoraggio dell'ozono ubicato a bordo del satellite Aura, nel 2014. Riferimento: New NASA Satellite Maps Show Human Fingerprint on Global Air Quality.

Aumento della frequenza e dell'intensità degli eventi estremi di origine antropica

L'American Meteorological Society (AMS) ha pubblicato una relazione dal titolo 'Explaining Extreme Events from a Climate Perspective', in cui dimostra come alcuni eventi estremi non si sarebbero verificati in un clima preindustriale. Gli eventi a cui si riferisce il rapporto sono stati il ​​caldo record del 2016, il caldo in tutta l'Asia e l'ondata di calore registrata al largo della costa dell'Alaska. Altri tipi di eventi meteorologici estremi dell'edizione di quest'anno includono le ondate di calore oceaniche, gli incendi boschivi, le tempeste di neve, le gelate, le intense precipitazioni, la siccità e gli eventi estremi di caldo e di freddo osservati sulla terraferma. Nel rapporto di quest'anno sono state esaminate diverse ondate di calore sulla terraferma e negli Oceani, tranne una, in cui hanno trovato un nesso tra il cambiamento climatico e l'aumento della gravità degli eventi. Mentre i  cambiamenti climatici causati dall'essere umano hanno mitigato la temperatura invernale in Cina, non hanno influenzato la tempesta degli Stati Uniti Jonas che ha colpito il Medio Atlantico nell'inverno del 2016. In questo rapporto, ventuno dei ventisette articoli di questa edizione hanno identificato il cambiamento climatico come un fattore determinante di un evento, mentre altri no. Dei 131 documenti ora esaminati in questo studio negli ultimi sei anni, circa il 65% ha identificato un ruolo per il cambiamento climatico, mentre circa il 35% non ha riscontrato un effetto apprezzabile.

sabato 16 dicembre 2017

La faglia di Piqiang in Cina fotografata dal Satellite Landsat 8

La faglia di tipo trascorrente sinistro a Piqiang in Cina, fotografata dal Satellite Landsat 8 il 30 Luglio del 2013. I colori riflettono le rocce che si sono formate in tempi e ambienti differenti. Gli strati rossi in alto, rispetto alla sequenza, corrispondono ad arenarie del Devoniano, composte da antichi sedimenti fluviali, mentre gli strati verdi sono arenarie del Siluriano formatesi in un oceano moderatamente profondo. Gli strati color crema sono costituiti da calcari del Cambriano-Ordoviciano che si sono depositati in un oceano poco profondo. Riferimenti Bibliografici: Faults in Xinjiang - NASA Earth Observatory.

L'Italia durante l'Ultimo Massimo Glaciale

L'Italia durante l'Ultimo Massimo Glaciale o glaciazione Würm nella regione alpina, che iniziò circa 115.000 anni fa e terminò 11.700 anni fa. Secondo il Centro Meteo Lombardo, le temperature medie dell'Europa centrale, nei mesi più caldi erano di circa 5°C e in periodi invernali particolarmente rigidi si raggiungevano e si superavano i –40°C, mentre la media era di –20°C. Le varie zone climatiche del Wurmiano nell’area Europea erano traslate più a sud con la seguente distribuzione: Le aree che nella Fig.2 erano coperte dai ghiacci sono da considerarsi le regioni dal clima del gelo perenne. L’ Europa centro occidentale aveva un clima freddo della tundra (Temperature estive massime di 9°C e T invernali medie di –20°C ). Il clima temperato freddo (ora in Finlandia) era presente nelle regioni tra l’ Ungheria e la Romania. Il clima temperato fresco delle foreste di latifoglie si posizionava in quelle aree che ora godono del clima Mediterraneo. Il clima Mediterraneo interessava le regioni Nord Africane, la Sicilia, e la parte più meridionale della penisola Iberica. Durante questa glaciazione i livelli dei mari si abbassarono di oltre 120 m. Riferimenti Bibliografici: Litho-palaeoenvironmental Maps of Italy During the Last Two Climatic Extremes, Climex Maps - LGM Map of Italy, Last Glacial Maximum in Europe, EGU 
Becker, D., Verheul, J., Zickel, M., Willmes, C. (2015): LGM paleoenvironment of Europe – Map. CRC806-Database, DOI: http://dx.doi.org/10.5880/SFB806.15.

mercoledì 22 novembre 2017

Il monitoraggio degli aerosol per studiare le correnti atmosferiche


Monitorare gli aerosol trasportati dai venti permette agli scienziati di osservare le correnti atmosferiche. Il video e l'immagine che ho pubblicato mostrano una ricostruzione dell'itinerario del sale marino, della polvere e del fumo avvenuto dal 31 luglio al 1° novembre del 2017. Il primo dettaglio che si nota è rappresentato dalla lunga percorrenza delle particelle di aerosol. Il fumo degli incendi visibile nel Nord-Ovest del Pacifico viene catturato in un sistema meteorologico e trasportato fino all'Europa. Gli uragani si formano al largo della costa africana e attraversano l'Atlantico per poi scaricare la loro energia negli Stati Uniti. La polvere del Sahara viene trasportata nel Golfo del Messico. Per comprendere l'impatto degli aerosol, gli scienziati devono studiare il processo rappresentato come un Sistema Globale. Il gruppo di studio del Global Modeling and Assimilation (GMAO) del Goddard Space Flight Center della NASA  ha sviluppato il Goddard Earth Observing System (GEOS), un nuovo modello matematico realizzato per  l'osservazione dei fenomeni atmosferici. Le simulazioni del supercomputer, combinate con i dati dei satelliti della NASA, migliorano la nostra comprensione scientifica inerente a specifici processi chimici, fisici e biologici. Durante la stagione degli uragani del 2017, le tempeste sono state visibili a causa del sale marino che veniva catturato dalle medesime. I venti intensi presenti in superficie hanno sollevato il sale marino nell'atmosfera inglobando le particelle all'interno della tempesta. L'uragano Irma è la prima grande tempesta che si é generata al largo delle coste dell'Africa. Mentre si elevava in quota, la polvere sahariana veniva assorbita dalle goccioline delle nuvole e infine eliminata sotto forma di pioggia. Questo processo avviene con la maggior parte delle tempeste, ad eccezione dell'uragano Ophelia. Formatosi più a nord come la maggior parte delle tempeste, Ofelia viaggiò verso est raccogliendo polvere dal Sahara e dai grandi incendi del Portogallo. Mantenendo il suo stato di tempesta tropicale più a nord di qualsiasi altro sistema nell'Atlantico, Ofelia trasportò il fumo e la polvere in Irlanda e nel Regno Unito. Le simulazioni al computer che utilizzano i modelli GEOS consentono agli scienziati di vedere come i diversi processi si adattano e si evolvono come un sistema. Utilizzando modelli matematici per rappresentare i processi atmosferici, possiamo separare il sistema in varie sezioni e comprenderne meglio le leggi fisiche che li governano.  

Autori:

Matthew R. Radcliff (USRA): Lead Producer
Aaron E. Lepsch (ADNET Systems, Inc.): Technical Support
William Putman (NASA/GSFC): Lead Scientist
Anton S. Darmenov (NASA/GSFC): Scientist
Ellen T. Gray (ADNET Systems, Inc.): Narrator
Pe questo articolo citare il:
NASA's Goddard Space Flight Center
Link abbreviato:
http://svs.gsfc.nasa.gov/12772
Questo articolo fa parte di queste serie:
GEOS-DAS
Hurricanes
Narrated Movies

mercoledì 15 novembre 2017

La fauna del mare interno Cretacico

Le  rocce sedimentarie  dimostrano che il Canale accoglieva un mare caldo e tropicale, infatti sono state rinvenute anche diverse   alghe calcaree.
La fauna marina, che visse durante il Cretaceo, nel canale interno occidentale. 
Carta geologica del Cretaceo realizzata da Ron Blakey.
Durante il Cretaceo, il canale interno occidentale divideva l'America settentrionale in due grandi porzioni di isole continentali. Il mare di Niobrara era caldo e poco profondo, circa 800 metri, copriva 1,7 milioni di chilometri quadrati di pianura costiera, compresa l'attuale  provincia di Alberta, circa 74 milioni di anni fa. Il mare interno occidentale ospitava rettili marini come i predatori all'apice mosasauridi, che potevano raggiungere anche i 17 metri di lunghezza, i plesiosauri, pesci ossei come lo Xiphactinus lungo 5 metri, squali e invertebrati come i molluschi cefalopodi, ammoniti e belemniti. Nel cielo volavano uccelli come l'Hesperornis e l'Ichthyornis, e grandi pterosauri come il Nyctosaurus e lo Pteranodon. Tuttavia, questo canale interno scomparve circa 72 milioni di anni fa, in quanto si innalzò il fondale sabbioso a causa delle spinte delle placche tettoniche, lasciando uno spesso strato di depositi marini noti come la Formazione di Bearpaw. Riferimento: Royal Tyrrell Museum.

martedì 7 novembre 2017

Tredici istituti di ricerca americani attribuiscono all'uomo la causa del surriscaldamento globale degli ultimi 140 anni

Raffronto eseguito con misurazioni strumentali dal 1880 tra forzanti climatici naturali e antropici, da Canty et al., (2013).
Il 3 Novembre del 2017 un gruppo di scienziati ha rilasciato una nuova relazione che spiega come i cambiamenti climatici stiano influenzando il clima negli Stati Uniti e quali saranno i futuri scenari. Lo studio del Climate Science Special Report (CSSR) afferma: "È estremamente probabile che l'influenza umana sia stata la causa dominante del riscaldamento riscontrato dalla metà del XX secolo". Conclude la relazione. "Per il riscaldamento del secolo scorso, non esiste una spiegazione alternativa convincente sostenuta dalla portata delle prove osservazionali". E le prove osservazionali dell'origine antropica sono molteplici. Migliaia di studi esposti nel documento dimostrano che stanno aumentando le temperature superficiali, atmosferiche e oceaniche; i ghiacciai si fondono; si sta riducendo la copertura della neve;  l'estensione del ghiaccio marino; aumenta il livello del mare; l'acidificazione dell'Oceano;  aumentano l'intensità e la frequenza delle piogge, degli uragani, delle ondate di calore, degli incendi e della siccità. La relazione descrive meticolosamente come questi effetti possano essere ricondotti in larga misura alle attività umane e alle relative emissioni di gas ad effetto serra.  Ad esempio, senza grandi riduzioni delle emissioni, l'aumento della temperatura media annua globale, rispetto ai tempi preindustriali, potrebbe raggiungere i 5 °C o più entro la fine di questo secolo. Nonostante vi sia stato un rallentamento nei valori delle emissioni, questa tendenza al rallentamento non limiterebbe il cambiamento della temperatura media globale a 2  °C, rispetto ai livelli preindustriali, entro la fine del secolo. La National Oceanic and Atmospheric Administration è la principale agenzia amministrativa che ha collaborato alla stesura del nuovo studio. Altre agenzie coinvolte includono la National Aeronautics and Space Administration e il Dipartimento per l'Energia; insieme ai rappresentanti dei laboratori nazionali, delle università e del settore privato hanno. Riferimento:  Eos: Earth & Space Science News How Will Climate Change Affect the United States in Decades to Come?

venerdì 3 novembre 2017

Osservata la correlazione tra l'espansione dei fondali oceanici e gli eventi sismici

Topografia del fondale oceanico della NOAA.
Noi sappiamo che l'attività vulcanica provoca l'estensione del fondale marino lungo le dorsali oceaniche, formando nuove porzioni di crosta e di mantello. La nuova litosfera oceanica si contrae del 3% quando si solidifica. Questa riduzione della massa litosferica può causare terremoti sottomarini. La meccanica di base relativa ai movimenti delle placche tettoniche risulta attualmente abbastanza ben compresa. Tuttavia, gli scienziati non sono in grado di prevedere ancora con precisione di quanto si possa contrarre orizzontalmente la litosfera oceanica durante questo processo. Gli scienziati giapponesi Sasajima e Ito,  hanno studiato questa contrazione termica esaminando gli effetti dell'energia rilasciata dai terremoti nelle sezioni di litosfera oceanica (circa 5-15 milioni di anni), negli ultimi 55 anni. Essi hanno anche simulato questa attività utilizzando alcuni modelli matematici. Il gruppo ha trovato una differenza distinta in due componenti dello stress rilasciato: una parallela alla dorsale e un'altra perpendicolare al crinale (cioè nella direzione di estensione del fondale marino). In pratica, la dorsale oceanica é stata sottoposta ad un rilascio di stress estensivo maggiore di sei volte, mentre il fondale ha resistito per ben otto volte all'intensità della spinta compressiva. Nella loro simulazione numerica, i ricercatori hanno scoperto che la litosfera oceanica recente, raramente si contrae nella direzione parallela alla dorsale. Il gruppo ha concluso che, lo strato del mantello posto sotto la litosfera, conosciuto come astenosfera, quindi a bassa viscosità, é meno resistente perché anche le dorsali oceaniche sono relativamente deboli, quindi, la nuova litosfera oceanica è in grado di espandersi più liberamente.

giovedì 2 novembre 2017

La curva di Keeling

Foto estratta dal The San Diego Union-Tribune.
Questo grafico ormai diventato un riferimento per tutti gli scienziati che lavorano nel settore della climatologia, mostra il lavoro del geochimico Charles David Keeling riassunto in un minuto. La curva di Keeling, che realizzò nel 1958 presso i laboratori del Mauna Loa, venne diffusa e gestita dall'Istituto Scripps Oceanography presso l'Università della California per misurare la concentrazione dell'anidride carbonica della troposfera. Animazione della Killer Infographics.

lunedì 30 ottobre 2017

Spettacolare tramonto osservato il 29 ottobre nel cielo dal Nord Italia

Jeff da Settimo Milanese.
Foto di Omar Zanni da Nibionno.
Foto di Giovanni Taurino scattata da Malpensa.

Foto di Carla Capone.
Fabrizio Sgheiz da Cernobbio.  
Inquinamento e/o scie chimiche? NO, spiega al Corriere della Sera Maurizio Mugeri, Fisico dell'Atmosfera presso l'Università di Milano. "Erano nubi troppo alte che stazionavano verso il limiti della stratosfera e l’inquinamento in questa caso non è la causa del loro effetto spettacolare. Si è creata una condizione particolare dovuta alla diffusione del vapore acqueo – precisa Maugeri – per cui la luce del sole al tramonto attraversando i cristallini produceva colori e disegni straordinari simili alle nubi lenticolari che però in genere si presentano separate. L’inquinamento agisce a livelli più bassi e poi negli ultimi giorni una ventilazione discreta sulla Val Padana ha abbassato i livelli inquinanti, quindi non può generare conseguenze simili". Il fisico ambientale Flavio Galbiati ha spiegato che si tratta di un evento unico. La luce che cambia colore al tramonto è causata dalla radiazione solare che attraversando una maggiore distanza nell' atmosfera viene diffusa e scomposta, prevalendo in questo caso, la sua componente arancione, gialla e rossa. “Non è escluso che, il vento potrebbe aver distribuito le polveri e il fumo degli incendi, contribuendo ad evidenziare la colorazione. L’inquinamento, invece, non c’entra nulla poiché i gas, una volta dispersi, restano a bassa quota". Per chi volesse approfondire: http://geoscienze.blogspot.it/search?q=nubi+lenticolari

venerdì 27 ottobre 2017

Siamo figli delle Stelle, da dove provengono gli elementi di cui siamo composti?

L'idrogeno presente nel tuo corpo in ogni molecola d'acqua proviene dal Big Bang. Non esistono altre fonti di idrogeno apprezzabili nell'Universo. Il carbonio di cui é composto il tuo corpo proviene dalla fusione nucleare avvenuta all'interno delle Stelle, così come l'ossigeno. Gran parte del ferro che é nel tuo corpo proviene da una esplosione stellare verificatasi molto tempo fa a una distanza per noi inimmaginabile, come mostra sopra il video della NASA. L'oro dei vostri gioielli proviene probabilmente dalle collisioni tra le stelle di neutroni che potrebbero essere state visibili come degli scatti a raggi gamma di breve durata o come degli eventi gravitazionali. Elementi come il fosforo e il rame sono presenti nei nostri corpi in piccole quantità ma sono essenziali per il corretto funzionamento della nostra vita. La tabella periodica in esame è stata codificata con i colori per indicare la migliore ipotesi sull'origine nucleare dell'umanità con riferimento a tutti gli elementi noti. L'origine nucleare di alcuni elementi, come il rame, é ancora sconosciuta e risulta quindi  in oggetto di studio tramite la ricerca osservazionale e computazionale. Tabella e spiegazione pubblicata sul sito APOD della NASA, gentilmente concessa dal Professore di Fisica che insegna Astrofisica e Astronomia presso la Michigan Tech Robert J. Reminoff, e da Jerry T. Bonnel, Astrofisico che lavora presso il NASA/Goddard Space Flight Center.

venerdì 20 ottobre 2017

E' nebbia o smog, l'alone grigio bluastro che si vede sopra la Pianura Padana?

Foto scattata da Paolo Nespoli il 18 Ottobre del 2017, Lo smog é visibile in quasi tutta la Pianura Padana, l'alone bianco nel Nord Est é nebbia. Sul sito della NASA Overview é possibile osservare le rilevazioni degli aerosol effettuate dai Satelliti.
 Alexander Gerst dell'Agenzia Spaziale Europea ha scattato
Il 30 ottobre 2014 questa foto quando era a bordo della ISS. 
Gli scienziati della NASA Earth Observatory hanno posto la domanda allo scienziato specializzato nelle scienze atmosferiche Rudolf Husar, che lavora presso la Washington University e studia l'inquinamento atmosferico da oltre 40 anni. La nebbia staziona nella troposfera inferiore, ed é formata quasi completamente da gocce d'acqua sospese nell'aria, di solito appare bianca nelle immagini a colori naturali. Lo smog industriale si forma in ambienti freschi e umidi e contiene un gran numero di particelle di aerosol che lo rendono grigio. Da notare che lo smog industriale, a volte chiamato zolfo o smog nero, è distinto dallo smog fotochimico, che si sviluppa tipicamente in condizioni più calde quindi durante l'estate. "Probabilmente è più preciso dire che sia una combinazione di entrambi", ha affermato Husar. "L'area oscura che si osserva sulla valle del fiume Po durante la stagione fredda, deriva dagli effetti combinati dell'inquinamento atmosferico e della nebbia che si verificano naturalmente. In questo caso, l'oscurità bluastra è probabilmente costituita dai residui solidi o liquidi che permangono quando le gocce di nebbia evaporano. Quindi ciò che gli astronauti hanno visto come foschia bluastra durante il giorno appariva in effetti come una macchia di nebbia bianca durante la notte e la prima mattina". Quindi, la valle del Po, avendo un'elvata densità di popolazione, produce abbondanti quantità di inquinanti gassosi e particellari dai veicoli, dalle centrali termoelettriche alimentate a carbone, dalle fabbriche, dagli incendi agricoli e da altre attività umane. Allo stesso tempo, la nebbia spesso si forma nella valle in autunno e in inverno quando le inversioni di temperatura intrappolano l'aria fredda, umida (e talvolta inquinata) in prossimità della superficie.  Husar ha afferma anche che: "Quando si forma la nebbia, gli ossidi di zolfo, gli ossidi di azoto e gli altri gas inquinanti vengono prelevati dalle gocce d'acqua della nebbia stessa. Una volta assorbiti nelle gocce, i gas si ossidano più rapidamente". "Concludendo, la nebbia e l'umidità  accelerano il processo di conversione degli inquinanti gassosi in aerosol che provocano a loro volta la foschia". Bibliografia:

martedì 17 ottobre 2017

Airglow o luminescenza notturna

Foto prelvata dal sito http://auroranightglow.blogspot.it/


Quando la radiazione ultravioletta e i raggi cosmici collidono sulla termosfera tra gli 80 e i 100 Km di altitudine, le molecole e gli atomi che la compongono, in prevalenza azoto 78% e ossigeno 21% circa, si ionizzano, quindi si dividono per poi ricombinarsi emettendo un fascio di luce che avvolge l'atmosfera terrestre, conosciuto in inglese come airglow o luminescenza notturna. Fonti: Atmospheric OpticsUpper Atmospheric Airglow - NASA. 

venerdì 11 agosto 2017

L'uso delle onde sismiche per lo studio delle aree cratoniche

La carta geologica realizzata dall'Istituto di Geofisica di Postdam mostra il cratone dell'Archeano localizzato nel sud dell'India.
I continenti hanno tollerato miliardi di anni di sollecitazioni tettoniche e di deformazioni, ciononostante, esistono ancora oggi, a differenza della litosfera oceanica che a causa della subduzione ha un'età massima di 200 Ma.  I continenti e i loro nuclei interni, o cratoni, sono molto più spessi (> 175 km), e più antichi (> 2 miliardi di anni), più freddi e più dinamici. Tuttavia, le caratteristiche fondamentali, come la dimensione e la forma, sono ancora dibattute a causa delle grandi incertezze riscontrate nelle misurazioni che risultano ingannevolmente dirette, per cui nel complesso appaiono complicate. I cratoni continentali sono dei corpi rigidi composti da crosta e mantello, il loro spessore è stato ritenuto correlato alla temperatura e si estende fino a profondità che variano da 250 a 350 km. Nella pagina 580 di questo numero pubblicato su ScienceTharimena et al. (2017), gli scienziati hanno utilizzato la tecnica della sismica a riflessione all'interno di tutti i cratoni terrestri per rilevarne lo spessore. L'intensità osservata, suggerisce che, la base della placca cratonica, è definita da una fusione parziale del mantello composto da silicati e non dalla temperatura. 
Sezione dell'inteno della Terra, da Tharimena et al. (2017).

mercoledì 9 agosto 2017

Gas a effetto serra come innesco primario per tre delle cinque principali crisi biotiche del Fanerozoico

Serie temporale che mostra la posizione e l'evoluzione dei Trappi siberiani: A) Identificazione del bacino B) Fase iniziale di risalita magmatica C) Fase secondaria con riscaldamento diffuso e rilascio di gas a effetto serra (CO2, CH4) durante il contatto con le rocce metamorfiche D) Riduzione delle emissioni dei gas e aumento dei filoni costituiti da intrusioni che si ramificano da una massa magmatica e si diffondono nelle rocce circostanti in modo orizzontale. E) Declino ulterione delle emissioni dei gas e persistenza dei filoni.
L'immagine mostra la duranta temporale delle crisi biotiche in relazione alla durata delle emissioni delle Large Igneous Provinces (LIPs)
Le estinzione di massa sono state caratterizzate da un crollo catastrofico della biosfera con una successiva riorganizzazione. La loro natura brusca necessita di un innesco simile e di breve durata, in cui spesso é implicato il magmatismo delle province magmatiche (LIP). Tuttavia, l'attività delle grandi province ignee ha una durata maggiore rispetto alle estinzioni di massa. Pertanto, se le grandi province ignee rappresentano un innesco efficace, per poter arrecare danni all'ambiente deve sussistere un subintervallo di magmatismo. L'inizio della più grave estinzione della Terra avvenuta al termine del Permiano, coincide con un cambiamento repentino della posizione della grande provincia ignea delle trappole siberiane contemporanee, dalle inondazioni alle intrusioni. Questo studio, S. D. Burgess et al., (2017), identifica come innesco dell'estinzione, l'aumento dei filoni costituiti dalle intrusioni che si ramificarono e si diffusero nelle rocce circostanti in modo orizzontale FIG 1(D). Il calore emesso da queste sabbie, espose i sedimenti fossili volatili e inattivi ​​ liberando ingenti volumi  di gas a effetto serra necessari per indurre l'estinzione. Queste osservazioni suggeriscono che le grandi province ignee formate da sabbia sono più suscettibili nell'innescare catastrofi e cambiamenti ambientali globali rispetto alle rocce basaltiche. Il magmatismo delle (LIP) e le relative emissioni dei gas a effetto serra hanno determinato l'innesco principale per tre delle cinque principali crisi biotiche di Fanerozoico, di cui, l'evento nel Permiano rappresenta la più grave crisi biotica mai avvenuta, che caratterizzò l'evoluzione della vita sulla Terra 2,3,4. Sebbene siano state proposte altre cause per l'estinzione finale di Permiano 5,  la teoria della connessione causale tra il magmatismo delle LIP dei Trappi Siberiani e questa estinzione di massa detiene un ampio consenso. Questa connessione causale tra i due fenomeni è sostenuta da prove con una coincidenza temporale impressionante 4, 6,7,8,  caratterizzata da una rapida introduzione degli isotopi di carbonio nel sistema marino 8, 9 e da un brusco aumento della temperatura globale del mare di circa 10 °C 10. Queste evidenze indicano inequivocabilmente un impatto massiccio, di breve durata, dei gas ad effetto serra (ad esempio, CO2, CH4) nell'atmosfera, che si pensa sia stato generato dal metamorfismo dei sedimenti crostali, verificatosi durante la diffusione del magma delle LIP 12, 13, oppure durante la fusione verificatasi alla base della litosfera14 . Tuttavia, ci sono tre problemi che complicano i legami causali proposti tra l'estinzione di massa e il magmatismo delle LIP. La prima è una disparità significativa nei tempi in cui si verificò il magmatismo delle LIP e l'estinzione di massa; Il magmatismo durò tra i 500 Ka e 1 Ma, con esempi multipli che durano fino a 50 Myr (Fig. 1) (Karoo-Ferrar), mentre l'estinzione di massa avvenne all'ordine di <100 Ka 4, 8, 15,16,17,18 (Fig. 1). La seconda è la collocazone temporale relativa all'ubicazione gografica dele LIP e all'estinzione di massa. In alcuni casi, la formazione delle LIP ebbe inizio centinaia di migliaia di anni prima dell'estinzione di massa, con scarse risposte negative percepibili nella biosfera durante le voluminose eruzioni 4, 15, 19. In terzo luogo, non tutti gli eventi delle LIP sono associati a un cambiamento climatico significativo 20, 21. Dato che le LIP sono composte da componenti ignei multipli (ad es. Rocce piroclastiche), spesso collocati in tempi diversi e su intervalli variabili, in cui è necessario valutare criticamente l'aliquota del volume magmatico totale. Inoltre, quale tratto di questa porzione lo distingue dal volume magmatico rimanente? Il volume responsabile deve essere dimostrato immediatamente prima e possibilmente durante l'estinzione di massa e deve avere la capacità di innescare un massiccio rilascio dei gas a effetto serra. La geocronologia recente sulle trappole siberiane, il magmatismo delle LIP e l'estinzione del fine Permiano hanno evidenziato un'associazione temporale distinta tra questi due fenomeni, ma senza individuare in modo univoco e specifico il tasso di estinzione 4, 8. Questo quadro temporale tuttavia consente una valutazione dettagliata della relazione causale presunta tra il magmatismo e l'estinzione per determinare quale subintervallo dei trappi siberiani ha indotto l'estinzione di massa e perché questo particolare magma fosse così mortale.

martedì 1 agosto 2017

Negazionisti o scettici? Un'infografica non ha nessuna valenza scientifica

Nel Luglio del 2017, é stato pubblicato in un gruppo un articolo di climatologia dal titolo: Global Temperature Trends From 2500 B.C. To 2040 A.D. Inizialmente, sono stato attratto dalla grafica e dai colori, ma dopo qualche secondo ho capito che non aveva nessuna validità sotto il profilo scientifico. Ora, queste immagini, come tante altre, vengono utilizzate per dimostrare l'indimostrabile, alcuni confondono la scienza con la pseudoscienza. Questa infografica, e non grafico, é colma di errori grossolani: 1) I due autori non hanno pubblicato nella didascalia neanche un riferimento bibliografico, e già questo sarebbe sufficiente per capire che non é attendibile. 2) Nell'asse dell'ordinata non sono stati specificati i valori della temperatura 3) Quando si ricostruisce l'andamento di un forzante radiativo in un grafico, in questo caso la t., l'oscillazione non é cosi lineare e arrotondata come appare nella figura. 4) I due autori sono noti a tutti nel settore della climatologia perché negano le cause antropiche dell' AGW, 5) L'infografica vorrebbe dimostrare che le oscillazioni della temperatura sono correlate a fenomeni naturali, questo é vero prima delle attività umane ma non negli ultimi 130 anni (pubblicazioni NASA GISS). 6) Attribuire il riscaldamento degli Oceani all'attività vulcanica e affermare che la CO2 é un inquinante mi fa pensare che gli autori non possiedano neanche un minimo di nozioni di fisica di base. La causa del riscaldamento degli Oceani é ormai nota in letteratura, Gleckler et al., (2012).
Questo invece é un grafico attendibile, infatti non é bello, ma questa é la scienza. Osservate come l'oscillazione temporale della t. risulti frastagliata. Il grafico mostra le variazioni della temperatura degli ultimi 2000 anni rispetto alla media del 1961-1990, basata su dati proxy (anelli degli alberi, carotaggi di ghiaccio e coralli) e sui dati moderni rilevati dal termometro. Negli ultimi due millenni, il clima si è riscaldato e raffreddato, ma non risultano precedenti episodi di riscaldamento così intensi e rapidi come gli ultmi 130 anni. Questo grafico di Fiona Martin, della Sezione di Paleoclimatologia della NOAA, é stato adattato dalla Figura 34.5 nella Conferenza Nazionale del Clima, sulla base dei dati dello studio di Mann et al., (2008).